lunedì 17 febbraio 2025

Mazinga Z: perché la serie in Italia è rimasta incompleta?

Nuovo post su Mazinga Z, un po’ più lungo del solito, per approfondire una delle questioni più discusse cercando di fare un po’ di ordine tra le diverse opinioni e portando a suffragio delle une o delle altre delle fonti che le possano confermare o smentire.

Il tutto nell’ottica di ristabilire per quanto possibile la verità degli eventi con l’obbiettivo di fornire a tutti gli appassionati una migliore e più fedele ricostruzione dei fatti che hanno accompagnato la trasmissione delle nostre serie animate preferite negli anni Settanta e Ottanta.

Una delle questioni più dibattute riguardo la trasmissione italiana di Mazinga Z cui avevo già accennato in un precedente post riguarda la mancata trasmissione di tutti gli episodi. Su Rete Uno, infatti, ne sono stati trasmessi solo 51 (trovate l’elenco, le date e diversi chiarimenti nel post qui) anziché 92.

Questo fatto ha generato sulla carta stampa di settore, nonché online su social o forum, una vivace discussione dalla quale sono emerse differenti tesi. Provo a riassumerle e fare qualche osservazione al riguardo provando a portare un contributo costruttivo se non alla risoluzione, quantomeno all’approfondimento della questione.

PRIMA TESI: FALLIMENTO AZIENDA FRANCESE DETENTRICE DEI DIRITTI

Qualcuno ha sostenuto che lo stop imposto alla trasmissione integrale degli episodi di Mazinga Z fosse dovuto al fallimento dell’azienda francese che deteneva lo sfruttamento dei diritti della serie. Ne parla, per esempio, il sito di Antonio Genna dedicato ai doppiatori qui oppure l’ultimo numero in edicola del bi-mensile Anime Cult, n. 24, a p.8.

Purtroppo in nessuno di questi due articoli viene indicata quale sia questa azienda francese. Sulla scia di Goldrake e Capitan Harlock si può ipotizzare che il riferimento sia la Pictural Films da cui la Rai aveva acquistato appunto le due serie precedenti, ma purtroppo, come troppo spesso accade, non viene indicata nessuna fonte come riferimento. 

Bruno-Renè Huchez nel suo libro autobiografico su Goldorak (Il était une fois… Goldorak del 2014)

parla dei diritti di Mazinga Z venduti alla televisione spagnola, ma attraverso la sua società IDDH e non attraverso la Pictural Films. I diritti dovevano essere dunque nella sua disponibilità. La IDDH, però, fallisce nel 1999 e non nei primi anni Ottanta quando la Rai sta trasmettendo Mazinga Z, quindi qualcosa non torna. Huchez avrebbe poi trattato anche il Grande Mazinger che sarebbe invece arrivato alle TV di Berlusconi per il tramite della Olympus Merchandising di Vittorio Balini con cui aveva instaurato un solido rapporto commerciale. Nessun cenno esplicito da parte di Huchez alla vendita diretta di Mazinga Z alla Rai.

Inoltre, da una recente ricerca che ho condotto personalmente alla Teche Rai (trovate tutto qui) con una certa sorpresa ho trovato che nei meta-dati afferenti le registrazioni presenti di Mazinga Z come produttore della serie viene indicata la Edierre di Roma che, come noto, si era occupata della pubblicazione di fumetti e libri con licenza Mazinga Z. Ma cosa c’entrerebbe la Edierre con la produzione della serie TV? Questa scoperta mi ha lasciato perplesso e indotto a cercare un’eventuale riscontro che ho, in qualche modo, trovato all’interno dell’articolo “Big business all’italiana” contenuto nello Speciale IF - Orfani e Robot del 1983, p. 84.

Qui, parlando proprio della Edierre e di Mazinga Z viene testualmente scritto:

“L’ex cliente De Rossi [il titolare della Edierre, NdA] si trasforma in un pericoloso concorrente per la SACIS [la consociata RAI che si occupava dei diritti relativi alla serie TV trasmesse, sia dal vivo che animate, NdA], che pensava di poter acquistare direttamente le serie in Giappone. Non lo può fare, se non in rari casi: la RAI è costretta ad acquistare i programmi attraverso di lui e questi gestisce in proprio il publishing e il merchandising”. 

Riporto per completezza la foto del trafiletto:

Non ho trovato riferimenti nelle centinaia di articoli d’epoca, libri italiani e francesi del mio archivio che colleghino l’incompleta trasmissione di Mazinga Z al fallimento dell’azienda francese che ne avrebbe (e qui il condizionale è d’obbligo stante quanto recentemente scoperto sopra sulla Edierre) detenuto i diritti.

La ricerca in così tanto materiale non è comunque certo agevole, quindi se qualcuno potesse fornire eventuali riscontri al riguardo la discussione ne gioverebbe moltissimo.

SECONDA TESI: SCARSO SUCCESSO DI AUDIENCE PER MAZINGA Z

In base a questa tesi, che ho trovato riproposta più volte su Gonagai Forumfree Mazinga Z non sarebbe stato un successo. Gli spettatori avrebbero preferito i robot trasmessi della TV private e quindi la RAI avrebbe deciso di non acquistare e quindi trasmettere i rimanenti episodi. Mazinga Z, in altre parole, era stato interrotto “perché semplicemente non tirava e quindi la RAI ha deciso di puntare su altro, di meno vecchio e meno costoso”.

A tale riguardo sui vari quotidiani e riviste d’epoca in mio possesso non ho trovato dei riscontri, mentre invece per Goldrake e Capitan Harlock i dati dell’audience sono più volte riportati. Anche in questo caso se ci fossero articoli in cui si evidenzia l’insuccesso televisivo di Mazinga Z la loro segnalazione si rivelerebbe molto utile a questa discussione. Non si capirebbe però, visto il “presunto” insuccesso negli ascolti, perché la RAI avesse poi programmato non una, bensì due repliche della serie, una nel 1981 e un’altra addirittura nel 1984.

Come fonte di questa tesi viene indicato lo Speciale IF del 1982 dove si affermerebbe (uso di nuovo il condizionale) che “le serie RAI furono tutte dei flop a parte Goldrake, Heidi, Anna e Bia”.

In realtà lo Speciale IF del 1982 parla dello stato del fumetto in Italia e non delle serie animate giapponesi trasmesse nel nostro paese. Ecco la copertina con il riassunto dei contenuti:

Mi è venuto dunque il dubbio che il riferimento fosse invece allo Speciale IF - Orfani e Robot del 1983 (e non 1982) già citato sopra riguardo la prima tesi. Qui, però, si parla esplicitamente non di un insuccesso negli ascolti, bensì della campagna antirobot e delle sue conseguenze sulle scelte della RAI. 

Sempre nel già citato articolo “Big business all’italiana” si legge infatti:

“Nel frattempo, una campagna stampa antirobot induce la RAI ad evitare l’acquisto di questo tipo di serie. Quelle pronte ad essere cedute alla TV di stato vengono depistate sulle emittenti private, affamate di programmi e ben liete di fare concorrenza alla RAI”.

Ecco anche in questo caso il trafiletto citato:

Veniamo quindi alla terza tesi, ossia proprio alla campagna stampa antirobot ivi citata.

TERZA TESI: CAMPAGNA STAMPA ANTI-ROBOT E POLEMICHE 

Questa tesi, che emerge già nel sopracitato numero di IF, a differenza delle altre due, è quella su cui ho trovato più riscontri negli articoli d’epoca e, soprattutto, nelle interviste fatte ai dirigenti di Rete Uno come Luciano Scaffa e Corrado Biggi.

Visto il ruolo ricoperto da questi due dirigenti cui spettava la responsabilità di scegliere quali serie acquistare e proporre nel palinsesto della rete, tali interviste rivestono un’importanza fondamentale perché ci permettono di conoscere dalla viva voce dei protagonisti le motivazioni che sono state alla base delle loro scelte.

Scaffa nel 1980, anno della trasmissione di Mazinga Z, ricopriva lo strategico ruolo di Capo Struttura di Rete Uno dopo essere subentrato a Carlo Fuscagni, colui che aveva avuto l’idea di creare la fasce del cosiddetto "preserale” ossia quella fascia oraria che aveva il compito di fare da traino al telegiornale delle ore 20 mandando in onda telefilm di grande successo come Happy Days e Furia.

L’équipe di Rete Uno da lui guidata comprendeva il già citato Corrado Biggi che aveva la responsabilità dei programmi per bambini e ragazzi ed era poi diventato coordinatore della rete, Sebastiano Romeo e Mario Maffucci.

Scaffa è scomparso da diversi anni, ma ho avuto modo di conoscerlo e intervistarlo nel 2016 attraverso il giornalista Franco Bucarelli che era stato chiamato a condurre, proprio da Scaffa, la rubrica Game, gioco! all’interno del programma contenitore 3,2,1… contatto!, quella stessa rubrica dove era nato il famoso sondaggio Mazinga contro Pinocchio (anche questa idea di Scaffa).

Tutti gli approfondimenti li potete trovare nel secondo tomo del mio libro. Penso siano pagine molto interessanti. Quello che è utile qui ricordare è che Scaffa era ben consapevole delle polemiche che stavano montando contro i cartoni animati con protagonisti i robot. 

Qualche mese prima che la protesta di Imola salisse alla ribalta delle cronache, Rete Uno aveva già iniziato a riflettere sulla mole di cartoni animati spaziali trasmessi soprattutto sulle televisioni private e sulle polemiche generate da questa vera e propria mania che, come scrivevano alcuni giornali del tempo, si era "diffusa tra i più piccoli con più rapidità di un'epidemia di morbillo" (P. Pisa, “Il robot vince anche contro bambole e giochi didattici”, Il Messaggero, 9 aprile 1980, p. 16.)

Rete Uno non poteva rinunciare alla sua dose di fantascienza giapponese (e agli introiti derivanti dal merchandising dedicato) per non lasciare completamente campo libero alle TV private, ma non poteva neppure abdicare al suo ruolo educativo in qualità di ammiraglia della televisione pubblica.

Per questo motivo i dirigenti di Rete Uno avevano iniziato a studiare delle iniziative ad hoc che fossero in grado di salvaguardare la missione educativa della rete, senza però lasciare campo aperto alle televisioni private che in questo settore potevano muoversi in maniera più spregiudicata e senza vincoli di sorta. Ecco quindi che, accanto alla programmazione di un cartone animato robotico come Mazinga Z, era stato proposto, come sottolinea Corrado Biggi, un programma di approfondimento a puntate dedicato alla robotica pensato per spiegare al pubblico più giovane che cosa fossero la scienza e la fantascienza. (M. Di Francesco , “Mio fratello Mazinga”, Famiglia TV, 16-24 maggio 1980, p. 27.)

Un modo intelligente per stimolare la curiosità dei bambini e che riusciva a coniugare la moda del momento (i robot giapponesi) con l’approfondimento e l’apprendimento. 

Era sempre con la stessa finalità che era poi nata la trasmissione-contenitore 3, 2, 1... contatto! che rappresentava la risposta più articolata di Rete Uno alle polemiche sulla TV vista come una comoda baby-sitter. 3, 2, 1... contatto! era strutturata con un obbiettivo ben preciso: coinvolgere il pubblico in un grande gioco all’interno del quale cartoni animati, telefilm, scienza, cultura e favola rappresentassero il punto di partenza per una riflessione più approfondita da condurre con il pubblico a casa. Lo stesso sondaggio Mazinga contro Pinocchio andava in questa auspicata direzione.

Con l’eco mediatica della crociata di Imola nell’aprile del 1980 la situazione, però, si fa molto più complessa e anche i dirigenti di Rete Uno sono di fatto costretti a riconsiderare le loro scelte. 

A tale riguardo è chiarificatore un lungo dossier pubblicato sul settimanale Oggi, n. 42, del 15 ottobre 1980, pp. 75-81 curato da Giorgio Lazzarini e Gianni Melli e dal significativo titolo "La TV licenzia Mazinga e richiama Paperino".

Allo stato attuale delle mie ricerche questo è l’articolo più dettagliato sulle reali motivazioni che hanno portato Rete Uno a non procedere con l’acquisto degli episodi mancanti di Mazinga Z

Ne riporto i brani più significativi e, a seguire, tutte le pagine del dossier per una comoda e utile lettura che possa far apprezzare a tutti l’importanza di recuperare le fonti.

Intanto l’occhiello con cui si apre il dossier sgombra subito il campo da ogni dubbio parlando di stop alle serie animate con i robot a causa delle grandi polemiche suscitate:

“Sconcertati dalle durissime contestazioni, i responsabili dei programmi  hanno deciso di abolire le truci storie dei «samurai stellari» e hanno riesumato vicende e personaggi più umani e meno sanguinari.”

Anche il titolo del primo articolo del dossier va in questa direzione riportando una netta dichiarazione di Corrado Biggi, il principale artefice della trasmissione di Mazinga Z, il quale afferma: “Abbiamo sbagliato proprio tutto”.

Nel corpo dell’articolo, sulla scorta delle dichiarazioni di Biggi vengono meglio esplicitate le scelte della RAI. Ne riporto i passi più significativi rimandando la lettura integrale alle immagini:

“Ai bambini sembrerà impossibile che Mazinga e Goldrake, invincibili eroi intergalattici, siano stati sconfitti irrimediabilmente dalla TV di stato. […] Da tempo madri e padri, allarmati, avevano denunciato la pericolosità che la nuova TV per ragazzi diffondeva in questo can can quotidiano di maxi-robot ipnotizzanti. Dai primi di ottobre si cambia […]. La lunga battaglia fatta di violente polemiche e di documenti sottoscritti (come ad esempio quello dei 604 tra educatori e genitori di Imola) si è conclusa con la cacciata dei Goldrake e dei Mazinga dalla seconda e dalla prima rete, almeno fino al 1982: anche nelle stanze dei bottoni di viale Mazzini, i loro estimatori si sono convinti di aver esagerato, di avere in parte sbagliato e la brusca sterzata non ha più trovato tenaci oppositori.

[…] i robot che avevano calamitato totalmente i bambini se ne vanno, abbandonano il potere che avevano conquistato, lasciano a vicende più umane e più educative il compito di divertire e di interessare l’infanzia. […] Ma intanto a Viale Mazzini si fanno i conti, si controllano i programmi alternativi, si cerca di uscire senza traumi dal lungo intossicante ciclo dei robot […].

Le proposte che Rete Uno e Rete Due, in stretta sinergia tra di loro, mettono sul tavolo per superare e dimenticare la stagione dei robot prevedono la trasmissione si serie come Anna dai capelli rossi, Capitan Futuro, Fiabe e leggende giapponesi, ecc.: insomma, un netto cambio di direzione con storie che, come recita la didascalia della prima immagine, “non hanno assolutamente un contenuto violento e quindi non susciteranno nuove polemiche.”

Continua sempre Biggi: “Forse con le imprese dei robot ci siamo lasciati prendere la mano. Ad ogni modo anche noi abbiamo delle giustificazioni per quelli che ci accusano: finiamo per rivolgerci quasi in esclusiva al mercato giapponese […].”

Biggi conclude poi il suo intervento con un’altra notazione interessante che riguarda il prezzo molto conveniente delle serie giapponesi che è nell’ordine di trecentomila lire al minuto, contro i due/tre milioni al minuto di un cartone animato prodotto in Italia.

Nella didascalia posta sotto l’immagine di Mazinga Z, oltre all’errore venale di chiamare lo Z il Grande Mazinger, si ribadisce in maniera chiara il motivo del suo “addio” dal teleschermo nonostante il successo:

“Il più clamoroso tra gli eroi televisivi della scorsa stagione è stato il «Grande Mazinger»,. Cartone animato di produzione giapponese. La TV di stato lo ha messo in pensione anche se i bambini potranno continuare a seguire le sue avventure sulle TV private. Mazinga e i robot giapponesi suscitarono polemiche da parte di genitori preoccupati perché troppo violenti e perché i loro figli stavano sempre davanti al televisore.”

Sul versante degli ascolti, infine, non si dice affatto che Mazinga Z fosse stato un flop, bensì proprio il contrario. Che Mazinga Z sia stato un successo insieme a Ufo Robot viene ribadito nella didascalia della prima vignetta:

“Dopo il successo ottenuto lo scorso anno dai cartoni animati giapponesi come Ufo Robot e Mazinga […].”

Il dossier si chiude poi con altri due interessanti articoli che però esulano dalla tematica di questo post. Li si possono leggere qui seguito. Nel primo si ripercorrono i passaggi che portarono alla scoperta di Goldrake da parte di Nicoletta Artom, mentre nel secondo il giornalista e scrittore Oreste del Buono ritorna a difendere, come aveva già fatto altrove, Goldrake e le altre serie animate giapponesi criticando la Rai per questo cambio di direzione nella scelta dei programmi che viene definito “un voltafaccia camuffato da clamoroso ravvedimento”.




Se l'articolo di Oggi non fosse sufficientemente chiaro a spiegare i motivi per cui la trasmissione degli episodi di Mazinga Z non è stato completa, sul mio canale Youtube è disponibile una registrazione tratta da Video Flash del 13 aprile 1980 dove si parla appunto delle polemiche sui cartoni animati giapponesi esplose con la protesta di Imola:

In studio tra gli ospiti sono presenti Paola De Benedetti (Responsabile dei programmi per ragazzi di Rete Due), Corrado Biggi (Responsabile dei programmi per ragazzi di Rete Uno) e il giornalista Franco Bucarelli, conduttore della trasmissione Game, gioco! che evidenziano come di fatto siano stati costretti a trasmettere i cartoni animati robotici per non lasciare campo aperto alle televisioni private.

Biggi, accusato quasi di essere un fomentatore di violenza per aver trasmesso Mazinga Z, addirittura si dice pronto a firmare anch'egli la lettera diffusa dagli insegnanti e dai genitori di Imola e anzi, firmerebbe pure lettere simili per Jeeg Robot, Gundam e Daitarn 3.

Un dietro-front in tutto e per tutto simile a quello di cui parlava il settimanale Oggi.

Per cercare di giustificare in qualche modo le sue scelte e ammorbidire la sua posizione Biggi parla addirittura dei tagli che hanno interessato gli episodi di Mazinga Z

"C'è da aggiungere ancora una cosa, che i nostri cartoni animati spaziali vengono in qualche modo corretti. Per esempio Mazinga da 25 minuti è stato ridotto a 20 minuti, ed è stato dato in 20 puntate soltanto. Insieme a questo, per esempio, sono stati trasmessi anche dei documentari sulla fantascienza, sulla robotica, perché il discorso vada avanti su un aspetto critico anche di questo problema. Certo però, credo, quasi mettendoci la mano sul fuoco, che i bambini finito Mazinga è cominciato il documentario sulla robotica, a nostro avviso molto interessante, abbiano cambiato canale. Per andare a trovarsi un altro Ufo Robot da un'altra parte."

In sintesi, dunque, tra le tre tesi che circolano riguarda la trasmissione incompleta degli episodi di Mazinga Z, sulla base degli articoli e delle testimonianze riportate, pare più plausibile che il motivo sia stata la polemica esplosa contro i cartoni animati giapponesi e in particolare contro le serie robotiche.

Si spera con questo lungo post di aver dato un contributo valido alla discussione di questa tematica che probabilmente ancora mancava.

EDIT DEL 19 FEBBRAIO 2025:

Per rispondere a chi ritiene infondata la tesi per cui Mazinga Z venne terminato per le polemiche anti-robot adducendo che poco dopo l'inizio di Mazinga Z, a settembre del 1980., Rete 2 aveva iniziato a trasmettere gli Astrorobot faccio notare questo fatto molto importante: la serie Astrorobot è stata acquistato quantomeno a fine 1978 e la Rai ne aveva già venduto le licenze per i giocattoli. 

Quindi per forza di cose andava trasmesso. La rivista per i commercianti VG Vendo Giocattoli del 2 febbraio 1979 aveva pubblicato le varie aziende e i loro prodotti per il salone del Giocattolo del 1979. Su queste pagine ci sono i puzzle della Clementoni con sotto testualmente scritto: 

"ASTRO ROBOT QUI! I PRODOTTI ISPIRATI AD ASTRO ROBOT UNA TRASMISSIONE DELLA RAI RETE 2 TV". 

Se la Clementoni a febbraio del 1979 aveva realizzato prodotti su licenza Mazinga Z significa che ne aveva acquistato la licenza e, calcolando un minimo di tempi di produzione, possiamo dedurre che la serie animata sia stata acquistata dalla Rai perlomeno negli ultimi mesi del 1978 se non addirittura prima. Potete visionare le scansioni della rivista qui

Ribadisco sempre l'importanza di portare delle fonti a sostegno di una tesi o dell'altra :-).






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