lunedì 1 ottobre 2018

Nuove ipotesi sull'arrivo di UFO Robot Grendizer in Francia: Il ruolo di Jacques Willemont


Jacques Willemont
Se i ruoli di Huchez e Canestrier appaiono abbastanza delineati seppure con sfumature, dichiarazioni contrastanti e relativi distinguo, in tempi recenti è stata avanzata una nuova ipotesi sulla scoperta di ufo Robot Grendizer in Giappone e sulla conseguente importazione in Francia che contrasterebbe, il condizionale è d’obbligo, con la versione fornita da Huchez nel suo diario online e poi ulteriormente approfondita nel suo libro autoprodotto di cui abbiamo dato ampiamente conto su questo blog e nel nostro libro C'era una volta Goldrake.

Tutto ha avuto origine da un post pubblicato sul forum del sito Goldorakgo.com in data 22 febbraio 2018 dall’utente Espaces che così scrive:

A proposito di Goldorak
40 anni dopo - il fantasma.
La travagliata storia della scoperta di Goldorak nel… 1976 (non nel 1975) e la sua prima importazione in Francia.
Chi ha avuto l’idea? Non colui che lo dice.
Diamo a Willemont quello che è di Willemont.
Avviso, prima della pubblicazione (in corso di scrittura)
https://www.willemont.pro/goldorak/
Cordiali saluti.[1]

L’utente Espaces è in realtà Jacques Willemont, un regista francese noto soprattutto per aver realizzato documentari di antropologia e archeologia che, sul suo sito personale[2], ha voluto raccontare la propria versione della scoperta di Mazinger Z e ufo Robot Grendizer in Giappone sottolineando il suo ruolo e non risparmiando critiche dirette a Bruno-René Huchez reo, a suo parere, di essere addirittura un gran bugiardo, un mitomane.[3]
La vita professionale di Willemont, nato in Piccardia nel 1941, si è divisa tra gli studi di etnologia presso l’università di Nanterre e poi di Strasburgo e l’attività cinematografica iniziata nel 1966 presso l’idhec (Institut des Hautes Études Cinématographiques) di Parigi, la più importante scuola nazionale di cinematografia di Francia. Due passioni e interessi che sono all’origine della sua professione di regista specializzato in film etnografici come la celebre serie di tredici pellicole intitolata De l’Afrique et des Africains (“Dell’Africa e degli africani”, 1975) realizzata in collaborazione con diversi importanti consultenti scientifici e studiosi del tempo come Francine-Dominique Champault, Nicole Echard, Igor de Garine, Jean-Pierre Olivier de Sardan, Guy Le Moal, Viviana Paques.[4]


Scheda informativa di De l’Afrique et des Africains
È proprio nella sua veste di regista che Willemont, nella primavera del 1976, si trova al mip-tv di Cannes[5] dove presenta il film L’Indien (“L’indio”, 1974), primo di una serie di documentari realizzati per la televisione intitolata Avoir 20 ans (“Avere vent’anni”).[6] La pellicola desta l’interesse di un regista della televisione giapponese nhk che gli propone di co-produrre un film della stessa serie, ambientato questa volta in Giappone. Il contratto viene stilato e firmato a Parigi nel luglio del 1976 e il mese successivo, ad agosto, Willemont atterra all’aeroporto di Tōkyō pronto a realizzare questo film che viene intitolato Un homme par millions (“Un uomo da milioni”, 1976). Protagonista una giovane ragazza giapponese che si ribella al sistema patriarcale del suo paese e decide di vivere una vita libera insieme a un ragazzo della sua stessa età anziché cedere a un matrimonio combinato.[7]

L’arrivo a Tōkyō viene raccontato con grande dovizia di particolari con tanto di inchini e scambio tradizionale di biglietti da visita con i rappresentati della televisione giapponese nhk. Vista la stanchezza dovuta a un lungo viaggio su un Tupolev mal pressurizzato con tanto di scalo a Mosca, Willemont prende subito un taxi e si reca subito nella camera di hotel che gli era stata prenotata dalle nhk. Una volta sistematosi il regista accende la televisione e resta sorpreso dalla grande disponibilità di canali disponibili. Inizia così a fare zapping finché la sua attenzione non viene attirata da un cartone animato che ha come protagonista un robot il cui avambraccio si trasforma in un razzo capace di annientare il proprio avversario. Al suo fianco c’è un robot dalla fattezze femminili i cui seni si trasformano in altrettanti missili. Una cosa mai vista che desta immediatamente la sua curiosità. Il giorno seguente, durante la riunione di produzione con i responsabili di nhk, il  regista viene a sapere che il programma in questione si intitola Mazinger Z ed è prodotto da un’altra casa di produzione, la Tōei.[8]

La storia raccontata da Willemont ha più di un punto in comune con quella raccontata da Huchez. Entrambi dicono, infatti, di essere arrivati in un hotel di Tōkyō, di avere acceso la tv e di aver scoperto un cartone animato che ha colpito in maniera immediata la loro attenzione. La storia di Huchez risalirebbe al 1975 e il cartone animato sarebbe ufo Robot Grendizer, mentre il racconto di Willemont fa riferimento a Mazinger Z che sarebbe stato visto per la prima volta nel 1976. Le similitudini, però, non sono dovute a una serie incredibile di coincidenze. Il regista, infatti, accusa in maniera diretta Huchez di avergli copiato l’aneddoto cambiando solo alcuni dettagli. I due, infatti, si sarebbero incontrati poco dopo e, sempre secondo quanto racconta Willemont, Huchez non solo si sarebbe di fatto sostituito a lui nell’affare, ma avrebbe approfittato dei colloqui con il regista per appropriarsi anche della storia delle scoperta dei robot giapponesi sostituendo ufo Robot Grendizer a Mazinger Z.[9] Ma andiamo con ordine.
Alla fine di agosto del 1976 Willemont chiede alla direzione commerciale della Tōei l’autorizzazione per inserire 45 minuti di Mazinger Z o di ufo Robot Grendizer[10] all’interno del suo film Un homme par millions con lo scopo evidente di meglio collocare la pellicola nel contesto nipponico.

È a questo punto che il regista francese ha un’intuizione. Visto il successo che questo tipo di cartoni animati hanno in Giappone o negli Stati Uniti, importarli e trasmetterli anche in Francia (se non addirittura in Europa) sarebbe stato un affare di sicuro successo in grado di garantire notevoli entratre di denaro che Willemont avrebbe impiegato per finanziare il suo progetto più ambizioso: l’Encyclopedie de peuples, una mastodontica serie di oltre 1000 film etnografici dedicati a tutte le società del mondo. Il regista francese ha solo qualche dubbio sulla violenza insita in questo tipo di prodotti e sulla semplicità biblica dei dialoghi (con una chiara divisione manichea tra bene e male), ma nulla che non potrebbe essere sistemato in fase di traduzione e adattamento.

La direzione commerciale di Tōei, impressionata dal lavoro svolto da Willemont per la co-produzione con nhk, si dimostra ben disposta a discutere della cessione dei diritti e siglare un contratto di esclusiva per la trasmissione di Mazinger Z nei paesi francofoni con un’opzione preferenziale per le altre serie di Tōei per il resto d’Europa, ufo Robot Grendizer compreso.[11] Gli affari della Tōei nel vecchio continente sono gestiti per il tramite della filiale francese dell’azienda giapponese Marubeni cui Willemont viene indirizzato. Il suo referento qui sarà nientemeno che Bruno-René Huchez responsabile del dipartimento di Recherche et Développement (“Ricerca e Sviluppo”) cui fanno capo tutti i contratti del settore audiovisivo.

Le trattative sono dunque avviate e i due hanno modo di incontrarsi diverse volte (Willemont racconta anche di partite a calcio balilla tra i due svoltesi a fine dicembre del 1976 in un bistrot nel pressi di Rue Ventadour a Parigi, dove si trova la sede della Marubeni, quasi a voler sottolineare il rapporto di confidenza creatosi).[12]
Willemont e Huchez si ritrovano qualche mese dopo anche al mifed di Milano. Siamo nell’edizione del 16-23 aprile del 1977 e il regista si è recato nel capoluogo lombardo con degli obbiettivi ben precisi. Con lui ci sono la moglie Liane, presidente della loro società 7 Production e direttrice della filiale a.d.i.t.e.c., e Pierrette Burg-Ominetti, ex studente di Willemont all’università e ora sua collaboratrice che conferma il tutto.[13]
Lo scopo di Liane è quello di vendere i film-documentari della serie De l’Afrique et des Africains al maggior numero di televisioni straniere possibili. Un lavoro che la moglie di Willemont svolge egregiamente riuscendo a siglare ben diciassette contratti. Dal canto suo il regista presenta il film che ha appena realizzato in co-produzione con la nhk in Giappone, Un homme par millions, e inizia a sondare l’interesse delle varie tv europee per Mazinger Z nel caso venga trasmesso con successo in Francia.

A dimostrazione del fatto che esista un accordo tra Marubeni Francia e la sua società a.d.i.t.e.c. in merito ai diritti di Mazinger Z Willemont ha pubblicato una lettera inviata da Marubeni e firmata da Bruno-René Huchez datata 2 maggio 1977, spedita dunque una settimana dopo la fine del mifed e in risposta a una lettera della a.d.i.t.e.c. datata 15 aprile (inviata dunque prima della partenza per il mifed.[14] In questa lettera Huchez chiede alla a.d.i.t.e.c. di ricontattarlo per discutere della possibilità eventuale di sfruttamento del merchandising della serie Mazinger Z, mentre dichiara di aver compreso che Willemont e soci non sono più interessati alla vendita della serie Mazinger Z alla televisione e che hanno abbandonato la produzione di un lungometraggio a partire da quattro episodi della serie stessa


La famosa lettera inviata dalla Marubeni
È sulla base d questa lettera che Willemont contesta a Huchez di essere stato lui a scoprire e portare ufo Robot Grendizer in Francia sostenendo che la missiva afferisce a un contratto che, oltre a questa serie, conteneva anche un’opzione per ufo Robot Grendizer. Purtroppo a tale lettera non è seguita la pubblicazione di questo contratto tant’è che la questione non risulta, di conseguenza, risolta in maniera definitiva. Resta comunque del tutto plausibile che, sulla base di ciò, perlomeno riguardo Mazinger Z, Willemont possa avanzare il diritto di primogenitura seppure la Tōei avesse già tentato di vendere questa serie all’estero prima ancora del 1976, e precisamente nel 1975 prendendo con Dynamic i primi contatti con la Banca di Suez, una delle più grandi banche d’affari francesi del tempo.[15]

I motivi che non permettono a Willemont di finalizzare il contratto relativo a Mazinger Z sarebbero stati, come da lui spiegato, solamente di natura economica. L’anticipo richiesto dalla Marubeni per finalizzare il tutto è di 100.000 franchi, ma la sua società di produzione (7 Production, prima nota come s.c.e.t. Production) non dispone in quel momento di questa somma nonostante il buon numero di film realizzati e venduti in Francia e all’estero.[16] La stessa società era stata acquisita da Willemont e da sua moglie Liane per la cifra simbolica di 1 franco da un promotore immobiliare di nome Robert Michel, figlio di un armatore marsigliese, che l’aveva probabilmente creata solo con lo scopo di incontrare qualche attrice. Non era dunque stato necessario nessun investimento iniziale, spesa che i coniugi Willemont non avrebbero potuto sostenere per installarsi nei locali di Rue Robert-Le-Coin.
Anche gli stessi primi film prodotti non avevano richiesto la ricerca di finanziamenti in quanto erano stati finanziati con i proventi derivanti dai premi per la qualità ottenuti da due film etnografici ne 1969, Moussem e Derdeba. Una produzione, dunque, che fin da subito era stata improntata al risparmio (Willemont era anche assistente all’università, ma le spese di trasferimento e pernottamento assorbivano in pratica quasi tutto lo stipendio) e che è aveva potuto continuare solo grazie ai premi ottenuti e, poi, all'anticipo che Antenne 2 aveva riconosciuto per la serie De l’Afrique et des Africains.

Alla fine del 1976, quindi, le possibilità di rispettare i termini del contratto con la Marubeni sono praticamente nulle. Con lo spacchettamento della ortf in varie televisioni e società, inoltre, Willemont perde i suoi migliori contatti e come se ciò non bastasse il collega etnografo e regista Jean Rouch gli impedisce di continuare la serie De l’Afrique et des Africains e le altre che sono in lavorazione.
L’unica soluzione percorribile sarebbe quella di trovare dei finanziatori privati esterni, ma anche questa strada si rivela piena di ostacoli. Willemont pensa a un piano molto semplice: cedere a un produttore belga e a una società svizzera i diritti al prezzo di 50.000 franchi cadauna in modo tale da avere il denaro necessario per la Marubeni e far poi fruttare i diritti per la trasmissione in Francia.[17]

In Belgio Willemont contatta Éric Van Beuren e Henri Xhonneux che sarebbero in seguito diventati i responsabili della famosa trasmissione per bambini Téléchat (1983).[18] I due però, che sono soliti prendere decisioni condivise, non sono d’accordo su questo investimento e declinano l’offerta. Un scelta sbagliata che anni dopo rimpiangeranno per i mancati guadagni che avrebbero permesso loro di girare in Rolls Royce e che, dice ironicamente Willemont, li fa entrare di diritto nell’Accademia dei 40 cretini che si sono lasciati sfuggire questa ghiotta opportunità.[19]
Anche il secondo tentativo di vendere i diritti in Svizzera va incontro a un fallimento. Willemont approccia Henri Raschlé, quello che lui definisce un figlio di papà, il rampollo di una ricca famiglia che conosceva dai tempi dell’idhec e che si era unito alla società di Willemont per produrre ufficialmente alcuni film da lui finanziati negli anni 1974-1975 dedicati a pittori famosi come Yves Brayer (1907-1990), Antoni Clavé (1913-2005) e Claude Weisbuch (1927-2014). Willemont si reca così a Zurigo all’inizio del 1977 per incontrare il padre di Raschlé che sembra ben disposto a sostenere economicamente l’operazione consapevole del fatto che questo genere di produzioni animate sembra funzionare molto bene in Francia e Stati Uniti e potrebbe quindi essere un successo anche in Francia e Svizzera. A sorpesa, però, è proprio il figlio Henri che si oppone perché sta pensando di realizzare un lungometraggio e ha bisogno che le risorse economiche siano dirottate su questo suo progetto.

Di ritorno da Zurigo con un nulla di fatto Willemont prova ad approcciare Robert Michel, il promotore immobiliare da cui aveva acquistato per la cifra simbolica di 1 franco gli studi in cui aveva trovato posto la sua società di produzione. Michel ha ottime conoscenze, tra cui un banchiere che è in ottimi rapporti con Jacques Séguéla, fondatore della rscg (oggi Havas), una delle più importanti agenzie pubblicitarie non solo francesi, ma di tutto il mondo. Willemont mostra a questo banchiere dei robot di plastica che in Giappone vengono venduti a decine di migliaia e il banchiere, che prevede la possibilità di ottere ottimi introiti dal merchandising, gli procura un appuntamento con Séguéla che, gli assicura, sarà di certo disponibile a concludere l’affare.


Jacques Séguéla
Willemont si reca così nell’ufficio di Séguéla. In mano ha due robot smontabili e gli espone i termini dell’operazione che richiedono un investimento di 100.000 franchi. Séguéla però rifiuta guadagnandosi, dice ancora ironicamente Willemont, il posto di membro a vita dell’accademia dei cretini.
Un ennesimo tentativo viene fatto con René Thévenet, presidente dell’Associazione dei produttori cinematografici francesi che lo indirizza da una persona specializzata in merchandising. Se costui darà parere positivo, Thévenet si dichiara pronto a investire lui stesso il denaro necessario per i diritti di Mazinger Z. L’incontro avviene in una sala di proiezione sugli Champs-Élysées dove Willemont proietta una puntata della serie animata. La reazione del suo interlocutore però è molto simile a quella avuta da Jacqueline Joubert dopo aver scoperto ufo Robot Grendizer. Costui, infatti, mette rapidamente fine ai sogni di Willemont esclamando laconicamente: «Signore, questo mai sugli schermi francesi».[20] Un altro membro che di diritto può entrare nella famosa Accademia dei 40 cretini… Come Alain Siritzky, produttore del fortunata serie di film erotici Emmanuelle[21] a partire dal 1969 che viene avvicinato poco dopo, ma che non risulta anch’esso in grado di cogliere al volo l’opportunità.[22]

È a questo punto che si colloca la lettera sopra menzionata con cui Huchez comunica alla società di Willemont la revoca dei diritti televisivi di Mazinger Z. Secondo il regista tale lettera gli sarebbe stata inviata dopo aver contattato Patrice Laffont ad Antenne 2 in un estremo tentativo di vendere la serie direttamente al secondo canale della tv francese. Laffont era un attore e animatore diventato famoso come presentatore della trasmsissione Des chiffres et des lettres (1965-oggi) a partire dal 1972.[23] Willemont gli aveva mostrato un episodio ad aprile ma, anziché ricevere una risposta da lui, aveva ricevuto la lettera di Huchez. Da Laffont non è quindi mai arrivato nessun riscontro. Willemont ha provato addirittura a ricontattarlo dopo 40 anni, inviando una mail in data 19 febbraio 2018 alla casa editrice del padre, ma anche in questo caso il tentativo si è risolto in un nulla di fatto.[24]


Patrice Laffont
Il sospetto paventato dal regista è che Huchez, informato da Laffont, abbia agito per sostituirsi a lui nell’affare. Il rimpianto di Willemont è quello di non aver provato a contattare direttamente Jacquelin Joubert che era a capo dell’Unite Jeunesse e che dunque deteva il potere decisionale, ma non riteneva che potesse non essere alla sua portata.
In’utima reente e-mail mandata a Jacques Canestrier il regista, giunto alla soglia degli 80 anni, chiede se lui sapesse che Huchez, tramite Marubeni, gli aveva concesso i diritti per la trasmissione di Mazinger Z e delle altre serie e se sapesse dirgli come sono andate realmente le cose con Laffont.[25] Ma anche questa e-mail è rimasta senza risposta, come senza risposta restano ancora molti degli interrogativi sullì’arrivo di ufo Robot Grendizer in Francia.



[1] Traduzione nostra. L’originale francese è reperibile all’indirizzo http://www.goldorakgo.com/forums/viewtopic.php?t=5182.
[2] Il sito personale di Willemont, senza titolo, è https://www.willemont.pro/. A questa fonte rimandiamo per tutte le informazioni sulla vita professionale del regista e sul ruolo da lui avuto nella questione Goldorak raccontato sottoforma di intervista fittizia condotta da una donna (Éléonore) all’indirizzo https://www.willemont.pro/goldorak/. Si ringrazia la collega francese Sabine Biniou per la segnalazione.
[3] J. Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[4] Si tratta di una serie di film definiti dallo stesso Willemont “duri e puri”, della durata di circa 20 minuti ciascuno e dedicati a raccontare gli usi, i costumi e le credenze di una serie di popolazioni africane. L’origine di tale progetto è da ricondurre al Congresso internazionale di scienze antropologiche ed etnografiche svoltosi a Chicago dall’11 al 31 agosto 1973 e alle risoluzioni da questo adottate. J. Willemont, “De l’Afrique”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/de-l-afrique-et-des-africains/.
[5] J. Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[6] Serie di film per la televisione della durata di 52 minuti ciascuno dedicati a raccontare la vita di giovani ventenni di ogni parte del mondo. Il progetto nasce in seguito al successo di De l’Afrique et des Africains. J. Willemont, “Avoir 20 ans”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/archives/avoir-20-ans/. L’Indien racconta la vita di un giovane appartenente alla tribù indigena dei Piaroa, un popolo di agricoltori che vive nella zona del basso Orinoco, in Venezuela.
[7] J. Willemont, “brh”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[8] Dal momento che la prima trasmissione di Mazinger z è terminata nel 1974 è probabile che si sia trattato di una delle tante repliche andate in onda sulle televisioni regionali.
[9] J. Willemont, “brh”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[10] Qui, a dire il vero, il discorso di Willemont si fa più ondivago. In un punto cita solo Mazinger z, mentre in un secondo momento aggiunge anche ufo Robot Grendizer.
[11] J. Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[12] Ibid.
[13] J. Willemont, “brh”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[14] J. Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[15] Informazione fornitami da Federico Colpi in un colloquio del 24 settembre 2018.
[16] J. Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[17] Ibid.
[18] La trasmissione, che consta di 234 episodi della durata di 5 minuti ciascuno, è strutturata come una parodia dei telegiornali per adulti. A condurla troviamo due simpatiche marionette, Lola (uno struzzo) e Groucha (un gatto). La serie in Belgio viene trasmessa a partire dal 19 settembre 1983 nella trasmissione Lollipop in onda su rtbf, mentre in Francia arriva il 3 ottobre 1983 nella trasmissione Récré a2 di Antenne 2. Qui Willemont sembra non rendersi conto (o ricordare male) che la data di inizio della trasmissione è di diversi anni posteriore al suo tentativo di vendere i diritti di Mazinger Z in Belgio.
[19] J. Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[20] Ibid.
[21] La serie è ispirata al personaggio letterario creato dalla scrittrice francese Emmanuelle Arsan nel suo romanzo Emmanuelle pubblicato 1959.
[22] J. Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[23] Nata il 19 settembre 1965 con il titolo Le Mot le plus long divenuto poi Des chiffres et des lettres a partire dal 4 gennaio 1972 la trasmissione si configura come un gioco in cui le abilità di calcolo e la conoscenza del vocabolario sono fondamentali
[24] J. Willemont, “L’ultime question?”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/ultime-question/
[25] J. Willemont, “suite et fin”, Willemont. Sito personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/suite-et-fin/

1 commento:

  1. Questa vicenda è più intricata di una spy story! ^_^
    Secondo me salterà fuori che in realtà a scoprire tutto fu Silvio :]

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