Jacques Willemont |
Tutto ha avuto origine
da un post pubblicato sul forum del
sito Goldorakgo.com in data 22
febbraio 2018 dall’utente Espaces che così scrive:
A proposito di Goldorak
40 anni dopo - il fantasma.
La travagliata storia della scoperta di
Goldorak nel… 1976 (non nel 1975) e la sua prima importazione in Francia.
Chi ha avuto l’idea? Non colui che lo dice.
Diamo a Willemont quello che è di Willemont.
Avviso, prima della pubblicazione (in corso
di scrittura)
https://www.willemont.pro/goldorak/
Cordiali saluti.[1]
L’utente Espaces è
in realtà Jacques Willemont, un regista francese noto soprattutto per aver realizzato
documentari di antropologia e archeologia che, sul suo sito personale[2],
ha voluto raccontare la propria versione della scoperta di Mazinger Z e ufo Robot Grendizer in Giappone sottolineando il suo ruolo e non
risparmiando critiche dirette a Bruno-René Huchez reo, a suo parere, di essere
addirittura un gran bugiardo, un mitomane.[3]
La vita
professionale di Willemont, nato in Piccardia nel 1941, si è divisa tra gli
studi di etnologia presso l’università di Nanterre e poi di Strasburgo e
l’attività cinematografica iniziata nel 1966 presso l’idhec (Institut des Hautes Études Cinématographiques) di
Parigi, la più importante scuola nazionale di cinematografia di Francia. Due
passioni e interessi che sono all’origine della sua professione di regista
specializzato in film etnografici come la celebre serie di tredici pellicole
intitolata De l’Afrique et des Africains
(“Dell’Africa e degli africani”, 1975) realizzata in collaborazione con diversi
importanti consultenti scientifici e studiosi del tempo come Francine-Dominique
Champault, Nicole Echard, Igor de Garine, Jean-Pierre Olivier de Sardan, Guy Le
Moal, Viviana Paques.[4]
È proprio nella
sua veste di regista che Willemont, nella primavera del 1976, si trova al mip-tv di Cannes[5] dove
presenta il film L’Indien (“L’indio”,
1974), primo di una serie di documentari realizzati per la televisione
intitolata Avoir 20 ans (“Avere
vent’anni”).[6] La
pellicola desta l’interesse di un regista della televisione giapponese nhk che gli propone di co-produrre un
film della stessa serie, ambientato questa volta in Giappone. Il contratto
viene stilato e firmato a Parigi nel luglio del 1976 e il mese successivo, ad
agosto, Willemont atterra all’aeroporto di Tōkyō
pronto a realizzare questo film che viene intitolato Un homme par millions (“Un uomo da milioni”, 1976). Protagonista
una giovane ragazza giapponese che si ribella al sistema patriarcale del suo
paese e decide di vivere una vita libera insieme a un ragazzo della sua stessa
età anziché cedere a un matrimonio combinato.[7]
Scheda informativa di De l’Afrique et des Africains |
L’arrivo a Tōkyō
viene raccontato con grande dovizia di particolari con tanto di inchini e
scambio tradizionale di biglietti da visita con i rappresentati della
televisione giapponese nhk. Vista
la stanchezza dovuta a un lungo viaggio su un Tupolev mal pressurizzato con
tanto di scalo a Mosca, Willemont prende subito un taxi e si reca subito nella
camera di hotel che gli era stata prenotata dalle nhk. Una volta sistematosi il regista accende la televisione
e resta sorpreso dalla grande disponibilità di canali disponibili. Inizia così
a fare zapping finché la sua
attenzione non viene attirata da un cartone animato che ha come protagonista un
robot il cui avambraccio si trasforma in un razzo capace di annientare il
proprio avversario. Al suo fianco c’è un robot dalla fattezze femminili i cui
seni si trasformano in altrettanti missili. Una cosa mai vista che desta
immediatamente la sua curiosità. Il giorno seguente, durante la riunione di
produzione con i responsabili di nhk,
il regista viene a sapere che il programma in
questione si intitola Mazinger Z ed è prodotto da un’altra casa di produzione, la Tōei.[8]
La storia
raccontata da Willemont ha più di un punto in comune con quella raccontata da
Huchez. Entrambi dicono, infatti, di essere arrivati in un hotel di Tōkyō, di
avere acceso la tv e di aver
scoperto un cartone animato che ha colpito in maniera immediata la loro
attenzione. La storia di Huchez risalirebbe al 1975 e il cartone animato
sarebbe ufo Robot Grendizer, mentre il racconto di Willemont fa
riferimento a Mazinger Z che sarebbe stato
visto per la prima volta nel 1976. Le similitudini, però, non sono dovute a una
serie incredibile di coincidenze. Il regista, infatti, accusa in maniera
diretta Huchez di avergli copiato l’aneddoto cambiando solo alcuni dettagli. I
due, infatti, si sarebbero incontrati poco dopo e, sempre secondo quanto
racconta Willemont, Huchez non solo si sarebbe di fatto sostituito a lui
nell’affare, ma avrebbe approfittato dei colloqui con il regista per
appropriarsi anche della storia delle scoperta dei robot giapponesi sostituendo
ufo Robot Grendizer a Mazinger Z.[9]
Ma andiamo con ordine.
Alla fine di
agosto del 1976 Willemont chiede alla direzione commerciale della Tōei
l’autorizzazione per inserire 45 minuti di Mazinger Z o di ufo
Robot Grendizer[10] all’interno del
suo film Un homme par millions con lo scopo
evidente di meglio collocare la pellicola nel contesto nipponico.
È a questo punto
che il regista francese ha un’intuizione. Visto il successo che questo tipo di
cartoni animati hanno in Giappone o negli Stati Uniti, importarli e
trasmetterli anche in Francia (se non addirittura in Europa) sarebbe stato un
affare di sicuro successo in grado di garantire notevoli entratre di denaro che
Willemont avrebbe impiegato per finanziare il suo progetto più ambizioso: l’Encyclopedie de peuples, una
mastodontica serie di oltre 1000 film etnografici dedicati a tutte le società
del mondo. Il regista francese ha solo qualche dubbio sulla violenza insita in
questo tipo di prodotti e sulla semplicità biblica dei dialoghi (con una chiara
divisione manichea tra bene e male), ma nulla che non potrebbe essere sistemato
in fase di traduzione e adattamento.
La direzione
commerciale di Tōei, impressionata dal lavoro svolto da Willemont per la
co-produzione con nhk, si dimostra
ben disposta a discutere della cessione dei diritti e siglare un contratto di
esclusiva per la trasmissione di Mazinger
Z nei paesi francofoni con un’opzione preferenziale per le altre serie di
Tōei per il resto d’Europa, ufo Robot Grendizer compreso.[11]
Gli affari della Tōei nel vecchio continente sono gestiti per il tramite della filiale
francese dell’azienda giapponese Marubeni cui Willemont viene indirizzato. Il
suo referento qui sarà nientemeno che Bruno-René Huchez responsabile del dipartimento
di Recherche et Développement (“Ricerca e Sviluppo”) cui fanno capo
tutti i contratti del settore audiovisivo.
Le trattative sono
dunque avviate e i due hanno modo di incontrarsi diverse volte (Willemont
racconta anche di partite a calcio balilla tra i due svoltesi a fine dicembre
del 1976 in un bistrot nel pressi di
Rue Ventadour a Parigi, dove si trova la sede della Marubeni, quasi a voler
sottolineare il rapporto di confidenza creatosi).[12]
Willemont e Huchez
si ritrovano qualche mese dopo anche al mifed di Milano. Siamo nell’edizione
del 16-23 aprile del 1977 e il regista si è recato nel capoluogo lombardo con
degli obbiettivi ben precisi. Con lui ci sono la moglie Liane, presidente della
loro società 7 Production e direttrice della filiale a.d.i.t.e.c., e Pierrette Burg-Ominetti, ex studente di
Willemont all’università e ora sua collaboratrice che conferma il tutto.[13]
Lo scopo di Liane
è quello di vendere i film-documentari della serie De l’Afrique et des Africains al maggior numero di televisioni
straniere possibili. Un lavoro che la moglie di Willemont svolge egregiamente
riuscendo a siglare ben diciassette contratti. Dal canto suo il regista
presenta il film che ha appena realizzato in co-produzione con la nhk in Giappone, Un homme par millions, e inizia a sondare l’interesse delle varie tv europee per Mazinger Z nel caso venga trasmesso con successo in Francia.
A dimostrazione
del fatto che esista un accordo tra Marubeni Francia e la sua società a.d.i.t.e.c. in merito ai diritti di Mazinger Z Willemont ha pubblicato una
lettera inviata da Marubeni e firmata da Bruno-René Huchez datata 2 maggio 1977,
spedita dunque una settimana dopo la fine del mifed
e in risposta a una lettera della a.d.i.t.e.c. datata 15 aprile
(inviata dunque prima della partenza per il mifed.[14]
In questa lettera Huchez chiede alla a.d.i.t.e.c.
di ricontattarlo per discutere della possibilità eventuale di
sfruttamento del merchandising della
serie Mazinger Z, mentre dichiara di
aver compreso che Willemont e soci non sono più interessati alla vendita della
serie Mazinger Z alla televisione e
che hanno abbandonato la produzione di un lungometraggio a partire da quattro
episodi della serie stessa
È sulla base d questa
lettera che Willemont contesta a Huchez di essere stato lui a scoprire e
portare ufo Robot
Grendizer in Francia sostenendo che la missiva afferisce a un contratto
che, oltre a questa serie, conteneva anche un’opzione per ufo Robot Grendizer. Purtroppo a
tale lettera non è seguita la pubblicazione di questo contratto tant’è che la
questione non risulta, di conseguenza, risolta in maniera definitiva. Resta
comunque del tutto plausibile che, sulla base di ciò, perlomeno riguardo Mazinger Z, Willemont possa avanzare il diritto di
primogenitura seppure la Tōei avesse già tentato di vendere questa serie
all’estero prima ancora del 1976, e precisamente nel 1975 prendendo con Dynamic
i primi contatti con la Banca di Suez, una delle più grandi banche d’affari francesi
del tempo.[15]
La famosa lettera inviata dalla Marubeni |
I motivi che non
permettono a Willemont di finalizzare il contratto relativo a Mazinger Z sarebbero
stati, come da lui spiegato, solamente di natura economica. L’anticipo
richiesto dalla Marubeni per finalizzare il tutto è di 100.000 franchi, ma la
sua società di produzione (7 Production, prima nota come s.c.e.t. Production) non dispone in quel
momento di questa somma nonostante il buon numero di film realizzati e venduti
in Francia e all’estero.[16]
La stessa società era stata acquisita da Willemont e da sua moglie Liane per la
cifra simbolica di 1 franco da un promotore immobiliare di nome Robert Michel,
figlio di un armatore marsigliese, che l’aveva probabilmente creata solo con lo
scopo di incontrare qualche attrice. Non era dunque stato necessario nessun
investimento iniziale, spesa che i coniugi Willemont non avrebbero potuto
sostenere per installarsi nei locali di Rue Robert-Le-Coin.
Anche gli stessi
primi film prodotti non avevano richiesto la ricerca di finanziamenti in quanto
erano stati finanziati con i proventi derivanti dai premi per la qualità
ottenuti da due film etnografici ne 1969, Moussem
e Derdeba. Una produzione, dunque,
che fin da subito era stata improntata al risparmio (Willemont era anche
assistente all’università, ma le spese di trasferimento e pernottamento
assorbivano in pratica quasi tutto lo stipendio) e che è aveva potuto
continuare solo grazie ai premi ottenuti e, poi, all'anticipo che Antenne 2
aveva riconosciuto per la serie De
l’Afrique et des Africains.
Alla fine del
1976, quindi, le possibilità di rispettare i termini del contratto con la
Marubeni sono praticamente nulle. Con lo spacchettamento della ortf in varie televisioni e società,
inoltre, Willemont perde i suoi migliori contatti e come se ciò non bastasse il
collega etnografo e regista Jean Rouch gli impedisce di continuare la serie De l’Afrique et des Africains e le altre
che sono in lavorazione.
L’unica soluzione
percorribile sarebbe quella di trovare dei finanziatori privati esterni, ma
anche questa strada si rivela piena di ostacoli. Willemont pensa a un piano
molto semplice: cedere a un produttore belga e a una società svizzera i diritti
al prezzo di 50.000 franchi cadauna in modo tale da avere il denaro necessario
per la Marubeni e far poi fruttare i diritti per la trasmissione in Francia.[17]
In Belgio Willemont
contatta Éric Van Beuren e Henri Xhonneux che sarebbero in seguito diventati i responsabili
della famosa trasmissione per bambini Téléchat
(1983).[18]
I due però, che sono soliti prendere decisioni condivise, non sono d’accordo su
questo investimento e declinano l’offerta. Un scelta sbagliata che anni dopo
rimpiangeranno per i mancati guadagni che avrebbero permesso loro di girare in
Rolls Royce e che, dice ironicamente Willemont, li fa entrare di diritto
nell’Accademia dei 40 cretini che si sono lasciati sfuggire questa ghiotta
opportunità.[19]
Anche il secondo
tentativo di vendere i diritti in Svizzera va incontro a un fallimento.
Willemont approccia Henri Raschlé, quello che lui definisce un figlio di papà, il
rampollo di una ricca famiglia che conosceva dai tempi dell’idhec e che si era unito alla società di
Willemont per produrre ufficialmente alcuni film da lui finanziati negli anni
1974-1975 dedicati a pittori famosi come Yves Brayer (1907-1990), Antoni Clavé
(1913-2005) e Claude Weisbuch (1927-2014). Willemont si reca così a Zurigo
all’inizio del 1977 per incontrare il padre di Raschlé che sembra ben disposto
a sostenere economicamente l’operazione consapevole del fatto che questo genere
di produzioni animate sembra funzionare molto bene in Francia e Stati Uniti e
potrebbe quindi essere un successo anche in Francia e Svizzera. A sorpesa,
però, è proprio il figlio Henri che si oppone perché sta pensando di realizzare
un lungometraggio e ha bisogno che le risorse economiche siano dirottate su
questo suo progetto.
Di ritorno da
Zurigo con un nulla di fatto Willemont prova ad approcciare Robert Michel, il
promotore immobiliare da cui aveva acquistato per la cifra simbolica di 1
franco gli studi in cui aveva trovato posto la sua società di produzione.
Michel ha ottime conoscenze, tra cui un banchiere che è in ottimi rapporti con
Jacques Séguéla, fondatore della rscg
(oggi Havas), una delle più importanti agenzie pubblicitarie non solo francesi,
ma di tutto il mondo. Willemont mostra a questo banchiere dei robot di plastica
che in Giappone vengono venduti a decine di migliaia e il banchiere, che
prevede la possibilità di ottere ottimi introiti dal merchandising, gli procura un appuntamento con Séguéla che, gli
assicura, sarà di certo disponibile a concludere l’affare.
Willemont si reca
così nell’ufficio di Séguéla. In mano ha due robot smontabili e gli espone i
termini dell’operazione che richiedono un investimento di 100.000 franchi.
Séguéla però rifiuta guadagnandosi, dice ancora ironicamente Willemont, il
posto di membro a vita dell’accademia dei cretini.
Jacques Séguéla |
Un ennesimo
tentativo viene fatto con René Thévenet, presidente dell’Associazione dei
produttori cinematografici francesi che lo indirizza da una persona
specializzata in merchandising. Se
costui darà parere positivo, Thévenet si dichiara pronto a investire lui stesso
il denaro necessario per i diritti di Mazinger
Z. L’incontro avviene in una sala di proiezione sugli Champs-Élysées dove
Willemont proietta una puntata della serie animata. La reazione del suo
interlocutore però è molto simile a quella avuta da Jacqueline Joubert dopo
aver scoperto ufo Robot
Grendizer. Costui, infatti, mette rapidamente fine ai sogni di Willemont
esclamando laconicamente: «Signore, questo mai sugli schermi francesi».[20]
Un altro membro che di diritto può entrare nella famosa Accademia dei 40
cretini… Come Alain Siritzky, produttore del fortunata serie di film erotici Emmanuelle[21]
a partire dal 1969 che viene avvicinato poco dopo, ma che non risulta anch’esso
in grado di cogliere al volo l’opportunità.[22]
È a questo punto
che si colloca la lettera sopra menzionata con cui Huchez comunica alla società
di Willemont la revoca dei diritti televisivi di Mazinger Z. Secondo il regista tale lettera gli sarebbe stata
inviata dopo aver contattato Patrice Laffont ad Antenne 2 in un estremo tentativo
di vendere la serie direttamente al secondo canale della tv francese. Laffont era un attore e
animatore diventato famoso come presentatore della trasmsissione Des chiffres et des lettres (1965-oggi) a
partire dal 1972.[23]
Willemont gli aveva mostrato un episodio ad aprile ma, anziché ricevere una
risposta da lui, aveva ricevuto la lettera di Huchez. Da Laffont non è quindi
mai arrivato nessun riscontro. Willemont ha provato addirittura a ricontattarlo
dopo 40 anni, inviando una mail in data 19 febbraio 2018 alla casa editrice del
padre, ma anche in questo caso il tentativo si è risolto in un nulla di fatto.[24]
Il sospetto
paventato dal regista è che Huchez, informato da Laffont, abbia agito per
sostituirsi a lui nell’affare. Il rimpianto di Willemont è quello di non aver
provato a contattare direttamente Jacquelin Joubert che era a capo dell’Unite Jeunesse e che dunque deteva il
potere decisionale, ma non riteneva che potesse non essere alla sua portata.
Patrice Laffont |
In’utima reente e-mail mandata a Jacques Canestrier il
regista, giunto alla soglia degli 80 anni, chiede se lui sapesse che Huchez,
tramite Marubeni, gli aveva concesso i diritti per la trasmissione di Mazinger Z e delle altre serie e se
sapesse dirgli come sono andate realmente le cose con Laffont.[25]
Ma anche questa e-mail è rimasta
senza risposta, come senza risposta restano ancora molti degli interrogativi
sullì’arrivo di ufo Robot
Grendizer in Francia.
[1] Traduzione nostra. L’originale francese è
reperibile all’indirizzo http://www.goldorakgo.com/forums/viewtopic.php?t=5182.
[2] Il sito personale di Willemont, senza titolo,
è https://www.willemont.pro/. A questa fonte rimandiamo per tutte le
informazioni sulla vita professionale del regista e sul ruolo da lui avuto
nella questione Goldorak raccontato
sottoforma di intervista fittizia condotta da una donna (Éléonore) all’indirizzo
https://www.willemont.pro/goldorak/. Si ringrazia la collega francese Sabine
Biniou per la segnalazione.
[3] J.
Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito
personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[4] Si tratta di una serie di film definiti dallo
stesso Willemont “duri e puri”, della durata di circa 20 minuti ciascuno e
dedicati a raccontare gli usi, i costumi e le credenze di una serie di
popolazioni africane. L’origine di tale progetto è da ricondurre al Congresso
internazionale di scienze antropologiche ed etnografiche svoltosi a Chicago
dall’11 al 31 agosto 1973 e alle risoluzioni da questo adottate. J. Willemont,
“De l’Afrique”, Willemont. Sito personale,
2018, https://www.willemont.pro/de-l-afrique-et-des-africains/.
[5] J.
Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont. Sito personale, 2018,
https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[6] Serie di film per la televisione della
durata di 52 minuti ciascuno dedicati a raccontare la vita di giovani ventenni
di ogni parte del mondo. Il progetto nasce in seguito al successo di De l’Afrique et des Africains. J.
Willemont, “Avoir 20 ans”, Willemont. Sito
personale, 2018,
https://www.willemont.pro/archives/avoir-20-ans/. L’Indien racconta la vita di un giovane appartenente alla tribù
indigena dei Piaroa, un popolo di agricoltori che vive nella zona del basso
Orinoco, in Venezuela.
[7] J.
Willemont, “brh”, Willemont. Sito personale, 2018,
https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[8] Dal momento che la prima trasmissione di Mazinger
z è terminata nel 1974 è
probabile che si sia trattato di una delle tante repliche andate in onda sulle
televisioni regionali.
[9] J.
Willemont, “brh”, Willemont. Sito personale, 2018,
https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[10] Qui, a dire il vero, il discorso di Willemont
si fa più ondivago. In un punto cita solo Mazinger z, mentre in un secondo momento aggiunge anche ufo Robot Grendizer.
[11] J.
Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito
personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[12] Ibid.
[13] J. Willemont, “brh”, Willemont. Sito
personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/brh/.
[14] J.
Willemont, “Goldorak”, Willemont. Sito
personale 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/.
[15] Informazione fornitami da Federico Colpi in
un colloquio del 24 settembre 2018.
[16] J. Willemont,
“Je vais vous raconter”, Willemont. Sito
personale, 2018,
https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[17] Ibid.
[18] La trasmissione, che consta di 234 episodi
della durata di 5 minuti ciascuno, è strutturata come una parodia dei telegiornali
per adulti. A condurla troviamo due simpatiche marionette, Lola (uno struzzo) e
Groucha (un gatto). La serie in Belgio viene trasmessa a partire dal 19
settembre 1983 nella trasmissione Lollipop
in onda su rtbf, mentre in Francia
arriva il 3 ottobre 1983 nella trasmissione Récré
a2 di Antenne 2. Qui Willemont
sembra non rendersi conto (o ricordare male) che la data di inizio della
trasmissione è di diversi anni posteriore al suo tentativo di vendere i diritti
di Mazinger Z in Belgio.
[19] J.
Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont.
Sito personale,
2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[20] Ibid.
[21] La serie è ispirata al personaggio
letterario creato dalla scrittrice francese Emmanuelle Arsan nel suo romanzo Emmanuelle pubblicato 1959.
[22] J.
Willemont, “Je vais vous raconter”, Willemont.
Sito personale,
2018, https://www.willemont.pro/goldorak/je-vais-vous-raconter/.
[23] Nata il 19 settembre 1965 con il titolo Le Mot le plus long divenuto poi Des chiffres et des lettres a partire
dal 4 gennaio 1972 la trasmissione si configura come un gioco in cui le abilità
di calcolo e la conoscenza del vocabolario sono fondamentali
[24] J. Willemont,
“L’ultime question?”, Willemont. Sito
personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/ultime-question/
[25] J. Willemont,
“suite et fin”, Willemont. Sito
personale, 2018, https://www.willemont.pro/goldorak/suite-et-fin/
Questa vicenda è più intricata di una spy story! ^_^
RispondiEliminaSecondo me salterà fuori che in realtà a scoprire tutto fu Silvio :]