Dopo l'articolo dedicato a Goldrake (e in sua difesa) ne posto un secondo, sempre tratto da Linea, che contiene molti spunti e riflessioni interessanti che ci consentono di capire quale fosse l'approccio della cultura di destra negli anni Ottanta nei confronti dei cartoni animati giapponesi.
L'articolo pubblicato sul numero 40 del 15-31 gennaio 1981 a firma di Giovanni
Drogo questa volta si focalizza l’attenzione sui discendenti di Goldrake
che hanno caratteristiche e valori tali da poter interessare ancora la destra.[1]
Un intervento oltremodo curioso
che spazia su diverse serie animate mostrando quindi una buona conoscenza
(seppur con qualche imprecisione) dell’offerta televisiva e delle quali vengono
evidenziati valori e messaggi in sintonia con l’ideologia dell’autore:
Penso che se la ormai vastissima genia
degli Ufo-Robot (ma ormai il termine è del tutto improprio) può interessare la
destra, non è per i suoi capostipiti, bensì per i suoi discendenti. In realtà
Goldrake e Mazinga erano narrativamente ripetitivi, schematici, monotoni e
noiosi: ogni puntata (avventura) ricalcava pedissequamente le precedenti. Ciò
che ha colpito è in effetti l’idea fondamentalmente nuova che vi stava alla
base: la vera originalità era nell’ipotesi dell’immenso automa antropomorfo
destinato a potenziare, esaltare, moltiplicare, le caratteristiche del suo
pilota (si comportavano infatti proprio come esseri umani). Da questi robot
della «prima generazione» si distaccava Jeeg, che pur impostato sullo stesso
schema-base, se ne differenziava per un elemento di fondo: il robot nasceva per
un «cambiamento di stato […] del suo pilota» che si trasformava nella testa,
cioè nell’organo di pensiero e di comando, del robot cui venivano poi aggiunti
tutti gli altri arti meccanici.
Era quindi la volta della «seconda
generazione» di personaggi, i quali, pur se più complessi, non si distaccavano
dallo schema fondamentale: difesa della Terra da parte di bruttissimi e
cattivissimi nemici extraterrestri. Ecco quindi Mazinga z, «spalla» più giovane di Mazinga; Gaiking che combatte
lanciato da un «drago spaziale» contro le Forze dell’orrore Nero; Daitarn iii che si oppone ai Meganoidi; gli
Space Robot (o Jetta Robot), forniti di tre piloti ognuno e entrambi
componibili e scomponibili in tre combinazioni diverse. […]
«Terza generazione»: la più interessante
dal nostro punto di vista. Le trame si fanno più complesse, coordinate, «a
continuazione», veri e propri romanzi d’appendice (nel senso positivo del
termine): l’ideologia è più netta e distinguibile. Ad esempio, in Capitan
Harlock […] c’è da un lato l’esaltazione della vita libera e avventurosa, coraggiosa,
audace, dall’altro la condanna dei politici vigliacchi, imbelli e traditori,
attaccati alla poltrona, alla vita burocratica, tranquilla e pantofolaia,
preoccupati della carriera, senza ideali eroici, avversari dell’avventura
materiale e spirituale. Harlock, che raccoglie sotto la sua bandiera tutti gli
insoddisfatti e li porta a combattere i nemico del genere umano, è se vogliamo
un perfetto «fascista» nell’ideologia e nei comportamenti.
Infine […] Gundam, senza dubbio la serie
più completa dell’infinito repertorio nipponico, che non ha nulla da invidiare
ai migliori romanzi per ragazzi di Heinlein, Asimov, Hamilton, Norton. […].
Perché l’opera è realizzata perfettamente con grande verosimiglianza tecnica (è
tutto considerato nei particolari, anche il sistema di puntamento dei robot, le
caratteristiche delle tute spaziali e delle astronavi, ecc.) e psicologica (i
caratteri sono complessi e non elementari; non tutti sono «eroi», ma ci sono
anche i vigliacchi, gli opportunisti e i traditori, non tutti sono immortali,
ma muoiono anche i protagonisti). Dal punto di vista «ideologico» una sorpresa:
è il cameratismo, l’onore militare, l’amore di patria, il sacrificio, la
dedizione, ad essere in primo piano, ma su entrambi i fronti.[2]
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