martedì 26 settembre 2023

Il mistero dell’ATLAS e la “fake news” dell’errore dei funzionari RAI

Quando nel 2018 pubblicai la prima edizione di C’era una volta Goldrake diedi ampio spazio al mistero dell’Atlas di UFO Robot e, grazie a un’intervista concessami da Paola De Benedetti, dirigente RAI responsabile dei programmi per bambini di Rete 2 nel 1978, riuscii finalmente svelare il perché in Italia la serie prese il nome di Atlas UFO Robot. Potete trovare tutti i dettagli sempre sul blog a questo LINK 


In sintesi: non si trattò di un errore dovuto alla mancata o scarsa conoscenza del francese, bensì di una scelta deliberata presa su input di Annibale Roccasecca, il direttore del doppiaggio, che ritenne la parola Atlas “ESOTICA” e propose di affiancarla alle parole “UFO” e “Robot” per indicare questa nuova serie fantascientifica proveniente dal Giappone. Una proposta che trovò d’accordo tutto il team di lavoro del programma “Buonasera con…”, in particolare Nicoletta Artom e Sergio Trinchero nella loro veste di autori e curatori e la dirigente responsabile Paola De Benedetti cui spettava l’approvazione finale.

Purtroppo ancora oggi su Internet, ma anche sula carta stampata, la tesi dell’errore continua a essere ciclicamente riproposta anche da giornalisti di un certo rilievo senza che sia fornita una prova o una fonte specifica a giustificazione di ciò. Qui si apre dunque una parentesi più ampia su quello che deve essere il lavoro dello storico e/o del giornalista che hanno la precisa responsabilità di giustificare le proprie affermazioni, senza fermarsi al “sentito dire” o a tesi preconfezionate/plausibili e portando delle fonti a sostegno della tesi esposta.

Proviamo dunque a fare una sorta di analisi a ritroso nel tempo per capire come e da dove nasce la tesi dell’errore dei funzionari Rai e se questa sia fondata o meno.

La prima volta che viene formulata la tesi dell’errore dei funzionari della RAI è nel 2007 sul sito della d/visual (il sito non è più online ma accessibile attraverso il servizio Web.Archive). In occasione del lancio in Italia dei primi DVD ufficiali di Goldrake il sito dell’editore inizia a pubblicare anche una serie di approfondimenti molto interessanti sulla serie animata. In uno di questi approfondimenti intitolato "Ma Atlas chi è?" si parla proprio dell’Atlas, ossia della “Guida” di UFO Robot inviata alla RAI dai francesi che per primi avevano importato in Europa Ufo Robot Grendizer. È proprio in questo articolo che viene avanzata l’IPOTESI (si badi bene, l’”ipotesi”) secondo cui un funzionario RAI, commettendo un errore, non avrebbe inteso coirrettament il termine Atlas nel senso di “Guida”, ma avrebbe pensato che facesse parte del titolo della serie che sarebbe dunque stato per lui Atlas UFO Robot. Scriveva infatti testualmente l’estensore dell’articolo:

“Così quel funzionario Rai che si trovò tra le mani un opuscolo intitolato Atlas Ufo Robot (Guida a Ufo Robot) probabilmente ritenne che quell’Atlas fosse parte del titolo. A volte è proprio vero che sono delle piccolezze a cambiare la storia.”

La tesi dell’errore è dunque una semplice ipotesi fatta dall’autore dell’articolo, come si evince anche dall’avverbio “probabilmente” che viene usato nel trafiletto qui sopra.

Da questo momento in poi che cosa succede? Che l’ipotesi dell’errore inizia a diffondersi a macchia d’olio, soprattutto sul web e, passando di bocca in bocca, continuando ad essere riportata, da ipotesi, a un certo punto, si trasforma in verità incontrovertibile accettata da tutti. È la stessa modalità con cui oggi le fake news propagandate su Internet acquisiscono lo status di verità con l’essere continuamente ripetute e rilanciate da un profilo social all’altro.

A questo punto restava solo una cosa da fare: provare a trovare una conferma, o una smentita di questa ipotesi. Le persone che potevano contribuire a sciogliere il dilemma erano sostanzialmente quattro, ossia quelle stesse che avevano lavorato fianco a fianco alla realizzazione della edizione italiana di Goldrake: Nicoletta Artom, Sergio Trinchero, Annibale Roccasecca e Paola De Benedetti. 

All’epoca in cui stavo scrivendo il libro Nicoletta Artom era purtroppo già molto malata e non poteva sostenere un’intervista. Trinchero e Roccasecca, invece, erano deceduti da tempo. L’unica via ancora percorribile era dunque quella di trovare Paola De Benedetti che, dopo non poche difficoltà, sono riuscito a rintracciare a… Parigi. Già questo fatto è molto indicativo per la questione dell’Atlas. Paola De Bendetti, infatti, conosce molto bene il francese, e lo conosceva anche nel 1978 quando, per il ruolo che ricopriva alla RAI, faceva parte anche della cosiddetta “Jeunesse”, ossia l’associazione che riuniva tutti i responsabili dei programmi per bambini delle varie televisioni europee. In virtù del suo ruolo Paola De Benedetti aveva frequenti contatti con la Francia, anche perché la TV francese era un interlocutore di primo piano per l’acquisto e la vendita di programmi televisivi. 

Anche Nicoletta Artom e Sergio Trinchero conoscevano il francese. Ne troviamo diverse testimonianze proprio nel bel libro di Trinchero Vita col fumetto in cui l’autore racconta non solo della scoperta di Goldrake da parte della Artom, ma anche delle peripezie che portarono lui e Nicoletta in Francia (grazie ai contatti con Claude Moliterni) per ottenere dei prestigiosi premi internazionali da mostrare ai dirigenti RAI e convincerli dunque che i programmi dedicati ai cartoni animati ai quali loro due stavano lavorando insieme (Gli eroi di cartone e Drops) erano meritevoli di una nuova edizione.


Parlare dunque di poca o nulla conoscenza del francese da parte dei funzionari o dirigenti Rai è un evidente errore. È anzi vero l’esatto contrario. L’ipotesi dell’errore, quindi, non ha alcun fondamento.

La tesi, invece, secondo cui il titolo Atlas Ufo Robot, sia stata una scelta deliberata da parte dei responsabili del programma, è fornita dalla testimonianza diretta da uno dei principali protagonisti del tempo, ossia Paola De Benedetti. E, aggiungiamo, non si tratta certo di un funzionario qualunque, bensì della dirigente responsabile dei programmi per bambini che lavorava a stretto contatto con Artom, Trinchero e Roccasecca e, a cui, in ultima istanza, spettava la responsabilità di approvare ogni scelta e decisione.

Ricapitolando, dunque, l’ipotesi dell’errore nasce nel 2007 sul sito d/visual e non è suffragata da fonti o testimonianze dirette. La motivazione della scelta deliberata e consapevole, invece, viene fornita da una fonte primaria, ossia da uno degli stessi protagonisti che ha testualmente dichiarato:

“Il termine “Atlas” fu un’idea della casa di doppiaggio di Roccasecca che doveva realizzare l’edizione italiana e che propose di chiamare la serie Atlas Ufo Robot, anche se poi il pubblico la chiamò sempre Goldrake. Roccasecca suggerì di utilizzare questo nome, che era presente sui materiali descrittivi inviati dalla Pictural Films, perché suonava “esotico” e ben si affiancava alle parole “Ufo” e “Robot”. Questo atlas esisteva e sopra c’era proprio scritto Atlas Ufo Robot. Fu quindi una scelta deliberata e non un fraintendimento. Questo atlas sarà sepolto da qualche parte nei magazzini della Rai.”

Non sono invero mancati i tentativi di minare l’autorevolezza e la veridicità di quanto dichiarato da Paola De Benedetti. Qualcuno, infatti, ha pensato bene di mettere in dubbio quanto affermato dalla dirigente RAI sostenendo che la spiegazione da lei fornita sia soltanto un maldestro tentativo di nascondere un ‘errore, una figuraccia commessa 40 anni prima. Ma, e di nuovo è questo il punto, su che base qualcuno può sostenere questo? In base a che fonti? A che altre dichiarazioni? È evidente che una posizione di questo genere non ha nulla a cui appoggiarsi, ma è solo una semplice ipotesi preconcetta, per dipiù offensiva nei confronti di una seria e preparata professionista che non ha certo bisogno di nascondere presunti errori che non esistono.

La stessa De Benedetti, quando la intervistai e mi raccontò della nascita del nome Atlas UFO Robot, venne solo “dopo” a scoprire questa storia del fantomatico “errore” perché gliela riportai io dopo aver raccolto la sua testimonianza. Si trattava dunque di un’ipotesi che lei stessa ignorava fino al quel momento.

Con queste ulteriori precisazioni speriamo di aver chiarito finalmente e una volta per tutta la vexata quaestio della nascita del nome Atlas UFO Robot.

5 commenti:

  1. Come dire che l'uomo non è mai andato sulla Luna. Io credo alla Verità dell'Atlas come nome trovato sul libretto portato dai francesi. Eh, già. Non si riscrive la storia.

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    1. Difatti nessuno dice il contrario. Solo che non si trattò di errore ma di scelta voluta e condivisa

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    2. Se ci ragioniamo, non ci sono prove definitive per nessuna delle due tesi. Solo questione di fidarsi di ciò che dice la De Benedetti oppure no.

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    3. Se ci ragioniamo, non ci sono prove definitive che qualcuno sia andato sulla Luna, lo dicevano quei tizi che affermavano di averci messo piede ^_^

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  2. La De Bendetti era lí. Era uno dei protagonisti. La sua testimonianza ha un valore indubbio. Le altre invece sono ipotesi che non possono essere messe sullo stesso piano

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