Uno dei misteri più avvincenti su cui da decenni dibattono gli appassionati di Goldrake riguarda il titolo della serie che dall'originale giapponese ufo Robot Grendizer diventa Goldorak in Francia e Atlas Ufo Robot in Italia, una scelta che ha causato non poca confusione nel pubblico.
In occasione del quarantesimo anniversario di Goldrake in Italia che si celebrerà il prossimo aprile, riporto (riadattandolo) qui di seguito quanto scritto nel mio libro C'era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la TV Italiana sperando di fornire il contributo definitivo e chiarificatore sul mistero di Atlas Ufo Robot grazie soprattutto alla interviste che sono riuscito a realizzare con i dirigenti RAI dell'epoca, su tutti l'allora responsabile dei programmi per bambini Paola De Benedetti, la persona incaricata della programmazione di Atlas Ufo Robot che lavorava a stretto contatto con Nicoletta Artome Sergio Trinchero approvandone e condividendone le scelte e le proposte.
Partiamo dunque dall'inizio. In tutta la serie televisiva il nome “Atlas” non viene mai pronunciato o citato. Sono invece i giornali e a più riprese, soprattutto il Radiocorriere TV, a scrivere che Atlas sarebbe il nome del disco spaziale (Spacer, nell’edizione originale) all’interno del quale è collocato il robot Goldrake. Ecco qualche esempio:
Actarus (il passeggero di Atlas che ha un Ufo Robot incorporato e dà il titolo alla serie giapponese).[1]
Fermate i primi dieci ragazzini che incontrate: sanno tutto su Actarus, l’extraterrestre approdato sulla Terra con la navicella spaziale Atlas dotata di Ufo Robot incorporato.[2]
L’Ufo Robot è approdato sulla Terra con Actarus, a bordo dell’astronave Atlas.[3]
Goldrake è il nome dell’Ufo Robot incorporato nella navicella Atlas con cui Actarus è approdato sul nostro pianeta.[4]
Il protagonista della serie è Actarus, un ragazzo piovuto sulla terra a bordo di una navicella spaziale (atlas).[5]
... quando Actarus entra nel suo «Atlas» e lancia il suo grido di guerra.[6]
Un concetto che la stessa Maria Giovanna Elmi ribadisce nel corso della puntata di Buonasera con… Superman e Atlas Ufo Robot del 7 aprile 1978:
I piloti della navicella spaziale Atlas, vale a dire gli Ufo Robot.[7]
È nota la tesi secondo cui queste affermazioni sarebbero frutto di un curioso quanto evidente fraintendimento come riportato sul sito dell’editore d/visual in occasione della pubblicazione di Goldrake in dvd nel 2007:
E qui sorge spontanea una domanda: chi è mai questo Atlas? In tutta la serie non appare nessun personaggio con questo nome, perciò capire le origini di questo titolo è un’opera piuttosto complicata. Abbiamo trovato la soluzione per caso, quando l’occhio ci è caduto su un vecchio pacco di fotocopie: ma intanto, alcune premesse.
ufo Robot Goldrake si intitolava in Giappone ufo Robot Grendizer. Anche tutti i personaggi avevano in origine nomi diversi da quelli dell’edizione italiana (consigliamo di consultare la loro pagina per farsene un’idea); però il nome Atlas non appare da nessuna parte, neppure nella versione giapponese. E allora da dove viene?
Dovete sapere che Goldrake non arrivò in Italia direttamente dal Giappone, ma dalla Francia, dove era stato importato e trasmesso poco prima dell’Italia (la rai superò poi i cugini d’oltralpe trasmettendo le ultime puntate molto prima di loro). Ebbene, quando si propone un programma a un’emittente televisiva bisogna fornire ai responsabili della stessa una serie di informazioni dettagliate (per esempio, di cosa tratta il programma, quali sono i personaggi principali, a quale pubblico è indirizzato, ecc.). Tutte queste informazioni sono raccolte in un opuscoletto chiamato al giorno d’oggi con l’inglese guide book o, in versione più dettagliata, style book. Sennonché i francesi, negli anni Settanta, lo chiamavano in un altro modo: atlas (atlante, guida). Così quel funzionario rai che si trovò tra le mani un opuscolo intitolato Atlas Ufo Robot (Guida a Ufo Robot) probabilmente ritenne che quell’Atlas fosse parte del titolo. A volte è proprio vero che sono delle piccolezze a cambiare la storia...[8]
La tesi sopracitata non è stata suffragata, tuttavia, dalla pubblicazione da parte di d/visual di un’immagine di questo atlas che avrebbe dipanato una volta per tutte qualsiasi dubbio. Infatti, le immagini disponibili del materiale utilizzato dalla Pictural Films nelle mostre mercato (come il MIP-TV di Cannes) per approcciare eventuali clienti non presentano la dicitura “Atlas”, tant’è che in molti pensano che l’esistenza di questo atlas sia solo una leggenda metropolitana.[9]
La fonte delle considerazioni riportate sul sito di d/visual è però lo stesso Bruno-René Huchez,[10] una fonte diretta che per il suo ruolo ha avuto accesso a notizie di prima mano e soprattutto ai materiali originali relativi alla promozione della serie (Su Huchez trovate ampie notizie in altri post di questo blog).
La scritta “Atlas” poteva essere presente pertanto sulla copertina del raccoglitore contenente tutto il materiale descrittivo inviato in Italia ovvero in un’eventuale lettera di accompagnamento.
La scritta “Atlas” poteva essere presente pertanto sulla copertina del raccoglitore contenente tutto il materiale descrittivo inviato in Italia ovvero in un’eventuale lettera di accompagnamento.
Tali considerazioni trovano conforto, inoltre, nella lingua francese. Il termine atlas, infatti, sta a indicare in senso stretto una collezione di mappe geografiche ma anche una raccolta di tavole figurate riguardante un determinato ramo del sapere (ecco perché si parla, per esempio, di atlante astronomico, atlante botanico, atlante zoologico, atlante anatomico e così via). Più in generale, invece, tale termine può riferirsi alla ricca e completa documentazione preparata per illustrare nei dettagli un determinato argomento, di qualsiasi tipo. Da un punto di vista strettamente linguistico, dunque, Atlas Ufo Robot può essere correttamente tradotto come “Guida definitiva a Ufo Robot”.[11]
Tuttavia, il mistero relativo all’origine di Atlas è stato svelato finalmente da Paola De Benedetti, responsabile dei programmi per bambini dell'allora Rete 2 (e quindi dirigente di riferimento per Nicoletta Artom e Sergio Trinchero che ha lei rispondevano per ogni decisione presa) che non solo ha confermato l’esistenza di questa guida, ma ha anche sottolineato come la scelta di utilizzare la parola “Atlas” nel titolo della serie sia stata deliberata e non un fraintendimento dovuto alla mancata conoscenza del suo significato nella lingua francese. Ecco il brano dell'intervista che ci ha concesso e che risulta fondamentale per la questione dibattuta:
Il termine “Atlas” fu un’idea della casa di doppiaggio di Roccasecca che doveva realizzare l’edizione italiana e che propose di chiamare la serie Atlas Ufo Robot, anche se poi il pubblico la chiamò sempre Goldrake. Roccasecca suggerì di utilizzare questo nome, che era presente sui materiali descrittivi inviati dalla Pictural Films, perché suonava “esotico” e ben si affiancava alle parole “Ufo” e “Robot”. Questo atlas esisteva e sopra c’era proprio scritto Atlas Ufo Robot. Fu quindi una scelta deliberata e non un fraintendimento. Questo atlas sarà sepolto da qualche parte nei magazzini della Rai.[12]
L’identificazione tra Atlas e la navicella spaziale di Goldrake è una diretta conseguenza della scelta di inserire questo termine nel titolo della serie. Bisognava, infatti, giustificarne l’utilizzo al pubblico e l’idea di chiamare Atlas l’ufo di Goldrake poteva essere una spiegazione plausibile. Con buona pace dello Spacer. Ecco perché la stessa Nicoletta Artom ribadisce come Atlas sia il nome della navicella spaziale di Goldrake sia nel folder del 33 giri con le canzoni di Goldrake, pubblicato in occasione della seconda serie di episodi, sia in un articolo a sua firma per TV Sorrisi e Canzoni in occasione dell’arrivo in Italia del terzo e ultimo blocco di episodi:
Actarus, moderno super eroe, nasce in un pianeta distante dalla Terra che viene invaso, distrutto, o come si direbbe per una città, raso al suolo dagli abitanti avidi e crudeli di Vega. Il nostro eroe si salva dalla terrificante distruzione, percorrendo lo spazio a bordo della sua “strana” navicella Atlas.[13]
Correranno di nuovo nello spazio Atlas, la sua navicella, e Goldrake.[14]
Per altre e dettagliate notizie su Goldrake, la nascita in Giappone, l'arrivo in Francia e in Italia vi rimando al mio libro C'era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la TV Italiana che potete trovare qui:
[2] T. Buongiorno, “A grande richiesta Atlas Ufo Robot e… SuperGulp!”, Radiocorriere TV, n. 50, 1978, p. 43.
[3] Ibid. La citazione è riportata nella didascalia dell’immagine a corredo.
[4] Anonimo, “A proposito di Atlas Ufo Robot”, Radiocorriere TV, n. 51, 1978, p. 178.
[5] Anonimo, “Atlas Ufo Robot”, TV club Hanna-Barbera, n. 4, 1978, numero di pagina non reperito.
[7] Trascrizione effettuata dalla visione del filmato presso le Teche Rai a Milano.
[8] Il sito di d/visual non è più online da diversi anni, ma il contenuto è comunque reperibile tramite Web Archive. Cfr. Anonimo, “Ma ‘Atlas’ chi è?”, ufo Robot Goldrake, 2009, http://web.archive.org/web/20090421080029/http://www.d-world.jp/goldrake/lege02.html.
[10] La conferma mi è stata fornita da Federico Colpi, già amministratore delegato di d/visual.
[11] Ringrazio per la consulenza linguistica l’amico e collega francese Jérôme Firon.
[12] M. Nicora, “Intervista a Paola De Benedetti”
[13] N. Artom, [senza titolo], in Actarus, Atlas Ufo Robot, Fonit Cetra, 1978, lp.
[14] N. Artom, “Torna Goldrake”, TV Sorrisi e Canzoni, n. 49, 9 dicembre 1979, p. 36.
Di recente ho visto da qualche parte una foto del materiale descrittivo della Picture Film e la parola Atlas non c'era...
RispondiEliminaCiao, ciclicamente questa questione ritorna, quindi provo a risponderti in maniera esaustiva. La brochure a cui tu fai riferimento è quella inviata dalla responsabile commerciale di Antenne 2 Genevieve Cocquelin il 10 marzo 1978 a Léo de Beul, direttore della televisione belga GAF a cui si propone l’acquisto della serie. NON è dunque lo stesso identico materiale che è stato inviato alla RAI diversi mesi prima. Le parole di Paola De Benedetti, inoltre, sono state estremamente chiare. E non parliamo di una persona qualunque, ma di chi aveva la responsabilità di programmare Goldrake nel palinsesto e alla quale Nicoletta Artom e tutte le altre persone coinvolte nella realizzazione dell'edizione italiana dovevano fare riferimento come loro dirigente. Si tratta dunque di una persona coinvolte direttamente e che ha seguito tutte le fasi della lavorazione che hanno portato alla realizzazione dell'edizione italiana di Goldrake vedendo direttamente anche i materiali che sono stati utilizzati.
RispondiEliminaDirò di più sulla questione brochure. Ne esistono o ne sono esistiti diversi tipi. Il maestro Vince Tempera, quando l'ho intervistato, mi ha confermato due volte che quando andò alla Rai di Corso Sempione a Milano (fine febbraio, inizio marzo del 1978) chiamato da Giampiero Scussel (direttore artistico della Fonit Cetra, la casa discografica della Rai) per visionare questo nuovo cartone animato giapponese di cui gli avrebbero commissionato la sigla, vide il cartone animato in giapponese ma gli fu consegnata anche una brochure informativa in lingua inglese. Esiste dunque anche del materiale in lingua inglese oltre che giapponese e francese. Che questo sia plausibile, oltre alla testimonianza diretta di Tempera, c'è il fatto che la Toei, in quegli stessi anni, ha prodotto anche brochure in inglese per i suoi cartoni animati evidentemente destinati al mercato estero. Io per esempio ho quella originale Toei di Capitan Harlock del 1978 (tra l'altro Harlock è stato acquistato dalla Rai insieme a Goldrake o immediatamente dopo. Sicuramente i dirigenti Rai li hanno visionati entrambi a fine 1977, inizio 1978 come riporto nel libro). Vado oltre. Esiste anche un'altra brochure in francese, un cartoncino bifacciale (lato A immagine di Goldrake in piedi, lato B descrizione del cartone animato) questa volta non della Pictural Films, ma della IDDH di Bruno René Huchez (la persona che ha scoperto Goldrake in Giappone e lo ha importato in Francia) contenuta all'interno di una cartelletta con il logo della stessa società che sono riuscito a recuperare direttamente dai loro archivi. Qui nella descrizione Goldorak (così lo hanno chiamato in Francia) viene definito stranamente come "le robot invisible". Mi viene da pensare che abbiamo confuso "invincibile" con "invisibile", ma il fatto è che quando Goldorak uscì in Francia le descrizioni delle principali riviste televisive dell'epoca (per es. Tele 7 Jours) lo descrivono appunto come "il robot invisibile. :-)