mercoledì 21 novembre 2018

Da Mazinga a Harlock - Linea - Quindicinale di attualità, politica e cultura del Movimento Sociale Italiano (1981)

Dopo l'articolo dedicato a Goldrake (e in sua difesa) ne posto un secondo, sempre tratto da Linea, che contiene molti spunti e riflessioni interessanti che ci consentono di capire quale fosse l'approccio della cultura di destra negli anni Ottanta nei confronti dei cartoni animati giapponesi.


L'articolo pubblicato sul numero 40 del 15-31 gennaio 1981 a firma di Giovanni Drogo questa volta si focalizza l’attenzione sui discendenti di Goldrake che hanno caratteristiche e valori tali da poter interessare ancora la destra.[1]
Un intervento oltremodo curioso che spazia su diverse serie animate mostrando quindi una buona conoscenza (seppur con qualche imprecisione) dell’offerta televisiva e delle quali vengono evidenziati valori e messaggi in sintonia con l’ideologia dell’autore:

Penso che se la ormai vastissima genia degli Ufo-Robot (ma ormai il termine è del tutto improprio) può interessare la destra, non è per i suoi capostipiti, bensì per i suoi discendenti. In realtà Goldrake e Mazinga erano narrativamente ripetitivi, schematici, monotoni e noiosi: ogni puntata (avventura) ricalcava pedissequamente le precedenti. Ciò che ha colpito è in effetti l’idea fondamentalmente nuova che vi stava alla base: la vera originalità era nell’ipotesi dell’immenso automa antropomorfo destinato a potenziare, esaltare, moltiplicare, le caratteristiche del suo pilota (si comportavano infatti proprio come esseri umani). Da questi robot della «prima generazione» si distaccava Jeeg, che pur impostato sullo stesso schema-base, se ne differenziava per un elemento di fondo: il robot nasceva per un «cambiamento di stato […] del suo pilota» che si trasformava nella testa, cioè nell’organo di pensiero e di comando, del robot cui venivano poi aggiunti tutti gli altri arti meccanici.
Era quindi la volta della «seconda generazione» di personaggi, i quali, pur se più complessi, non si distaccavano dallo schema fondamentale: difesa della Terra da parte di bruttissimi e cattivissimi nemici extraterrestri. Ecco quindi Mazinga z, «spalla» più giovane di Mazinga; Gaiking che combatte lanciato da un «drago spaziale» contro le Forze dell’orrore Nero; Daitarn iii che si oppone ai Meganoidi; gli Space Robot (o Jetta Robot), forniti di tre piloti ognuno e entrambi componibili e scomponibili in tre combinazioni diverse. […]


«Terza generazione»: la più interessante dal nostro punto di vista. Le trame si fanno più complesse, coordinate, «a continuazione», veri e propri romanzi d’appendice (nel senso positivo del termine): l’ideologia è più netta e distinguibile. Ad esempio, in Capitan Harlock […] c’è da un lato l’esaltazione della vita libera e avventurosa, coraggiosa, audace, dall’altro la condanna dei politici vigliacchi, imbelli e traditori, attaccati alla poltrona, alla vita burocratica, tranquilla e pantofolaia, preoccupati della carriera, senza ideali eroici, avversari dell’avventura materiale e spirituale. Harlock, che raccoglie sotto la sua bandiera tutti gli insoddisfatti e li porta a combattere i nemico del genere umano, è se vogliamo un perfetto «fascista» nell’ideologia e nei comportamenti.
Infine […] Gundam, senza dubbio la serie più completa dell’infinito repertorio nipponico, che non ha nulla da invidiare ai migliori romanzi per ragazzi di Heinlein, Asimov, Hamilton, Norton. […]. Perché l’opera è realizzata perfettamente con grande verosimiglianza tecnica (è tutto considerato nei particolari, anche il sistema di puntamento dei robot, le caratteristiche delle tute spaziali e delle astronavi, ecc.) e psicologica (i caratteri sono complessi e non elementari; non tutti sono «eroi», ma ci sono anche i vigliacchi, gli opportunisti e i traditori, non tutti sono immortali, ma muoiono anche i protagonisti). Dal punto di vista «ideologico» una sorpresa: è il cameratismo, l’onore militare, l’amore di patria, il sacrificio, la dedizione, ad essere in primo piano, ma su entrambi i fronti.[2]

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